Laura Nacci
Divulgatrice linguistica, TEDx speaker, docente di gender equality in ambito professionale, è direttrice della formazione di SheTech. Progetta e realizza percorsi formativi che hanno l'obiettivo di portare le persone a una maggior consapevolezza degli stereotipi e dei doppi standard, che spesso non consentono lo sviluppo di una carriera professionale soddisfacente. Il tutto a partire dal linguaggio, che è alla base della nostra esperienza e delle relazioni con le altre persone. È autrice, insieme a Marta Pettolino Valfrè, del libro “Che palle ‘sti stereotipi” (Fabbri, 2023).
12 Ottobre Zalib
Nomi, articoli e aggettivi: semplici elementi grammaticali o spie del nostro modo stereotipato di pensare (e agire)?
Quando comunichiamo, le parole che utilizziamo sono parti di un discorso che segue regole grammaticali consolidatesi nel tempo.
Tuttavia, il linguaggio non è qualcosa di asettico e non serve solo a rappresentare la realtà che ci circonda, ma è anche l'espressione, la verbalizzazione dei nostri pensieri. Per questo è importante essere pienamente consapevoli delle parole che utilizziamo, perché esse dicono tanto di noi, del nostro mondo, dei nostri valori. Così come dicono tanto delle persone con cui ci interfacciamo ogni giorno (anche al lavoro!).
Spesso, però, non ci rendiamo conto che nel tempo alcuni termini che utilizziamo si portano dietro, come impetuose valanghe, pezzi di storia, caratterizzati da giochi di potere e lunghe repressioni di un genere. Quello femminile. Così un articolo, inserito in un determinato contesto (tanto quanto un aggettivo o un sostantivo), può trascinare con sé secoli di stereotipi, doppi standard e bias cognitivi. Diventarne consapevoli è il primo passo per liberarci da quest'unica storia a cui siamo abituate/i e aspirare alla gender equality.